Live@Kataweb: Mauro
Pagani (Real Player) 56k
| Adsl
(Windows Media) 56k
| Adsl
Videointervista: Mauro Pagani (Real Player)
56k
| Adsl
(Windows Media) 56k
| Adsl
di Paolo Gallori
Mauro Pagani a Live@Kataweb con i brani di un album
importante. Parliamo di Domani, lavoro con cui il
produttore, polistrumentista, ex PFM e prezioso
collaboratore di Fabrizio De Andrè ha scelto di tornare
a farsi sentire. Mauro ha spezzato un silenzio
discografico durato 12 anni (tanto è passato dal
precedente Passa la bellezza) con un'opera di
straordinario spessore, musicale e lirico, che ospita
Morgan (Parole a caso), Raiz (The Big Nothing) e Ligabue
(Fine febbraio).
Avrebbero meritato il Premio Tenco queste canzoni,
parole sparse con cura in uno spazio dell'anima
racchiuso tra la poesia e il blues. Un blues sul futuro,
sull'illusione necessaria di un futuro, ma che alla fine
è ben poco consolatorio. "Appartengo a una generazione
racconta Mauro nella videointervista - che ha creduto
davvero di poter vedere un mondo migliore di questo. Il
momento più brutto della mia vita, morte di mio padre a
parte, è stato nel 1973/74, quando ho raggiunto la
consapevolezza che quel giorno non sarebbe mai arrivato.
Resto un ottimista per carattere, questo mi salva. Ma se
mi fermo a riflettere su quanto gira intorno, non vedo
buone prospettive".
E così, se l'iniziale Domani alimenta la
speranza di poter fare, disfare, sbagliare e
ricominciare, con la curiosità di sapere "dove sarò
domani", il resto del disco sono pagine amare (Fronte
Freddo) e moti di ribellione alle miserie italiane e
occidentali (Nessuno e Sarà vero),
tentativi di risveglio dal torpore che ci rende, ogni
giorno, uguali a noi stessi (Alibumaye). E alla
fine l'amore è il solo, unico senso dell'esistenza
(Gli occhi grandi). Ed è la roca voce di Pagani,
un sussurro dolente carico di sfumature, sospiri, umori,
a donare a quelle parole una forza unica.
E poi c'è la musica, che in Domani racconta la
storia di Mauro. Un sottile equilibrio tra rock e
canzone, progressive e ritmi caraibici, Tom Waits e
Peter Gabriel, Mediterraneo e Africa, elettronica e
pianoforte, violini, chitarre, bouzuki..."Ho evitato lo
strumentismo, l'autocompiacimento - racconta Pagani -.
E' un disco a tema, di parole e musica, dove ho cercato
di togliere il superfluo. Un disco di canzoni, cose che
si stratificano, accumulate negli scatoloni della
memoria. In un disco così il filo conduttore è la
parola: a seconda di dove vuoi collocarla decidi che
linguaggio musicale usare. Non c'è un prima e un dopo, è
tutto lì".
E "lì", alla fine dell'album, anzi, del libretto con
i testi, Mauro Pagani ha inserito anche la prima 'ghost
track' priva di musica nella storia del CD. Canzone
senza musica è fatta solo di parole, scritte,
durissime, contro noi stessi. E' l'altra faccia di La
storia siamo noi di De Gregori. Mauro le ha lette
per noi, alla fine dell'intervista. Un ulteriore regalo,
e gli siamo profondamente grati.
In Rete:
Mauro Pagani
(sito ufficiale)
(26 settembre 2003)
|