Alfredo Franchini pubblica su Fb una recensione del concerto di Arcari-Bandini-Cordini a Cagliari
ARCARI, BANDINI E CORDINI CI LASCIANO SENZA PAROLE. E’ MUSICA PER L’ANIMA
Quando le canzoni hanno fatto la storia, Arcari, Bandini e Cordini, (in ordine alfabetico, l’Abc della musica), c’erano sempre e poterli riascoltare in concerto, com’è accaduto qualche giorno fa in Sardegna, non significa solo rituffarsi nel mare delle emozioni che la musica può dare. Vuol dire riconciliarsi con il suono, quello autentico degli strumenti “veri”, (sempre più raro trovarli nei dischi prodotti attualmente), e ritrovare l’armonia con se stessi. Ma c’è di più: Arcari, Bandini e Cordini hanno inciso un Cd, il cui titolo è “Senza parole”, che fa riflettere sul ruolo dei cantautori: è un disco strumentale, undici canzoni di cinque cantautori, Paolo Conte, De André, Fossati, Guccini e Luigi Tenco. Cinque storie diverse, cinque maestri che stanno a pieno titolo nella canzone d’autore che significa aver scritto dei testi che spesso discendono direttamente dalla letteratura. E qui viene il bello: se la canzone è fatta di melodia, ritmo e canto, qualcuno penserà che togliere le parole a una canzone di De André è impresa davvero impossibile, invece nella rielaborazione del trio diventa un’opera vincente. Qui non si parla di cover, se pure d’autore nate dall’incontro dialettico di stili diversi, ma di esecuzioni che ci fanno finalmente accorgere di quella filigrana di note che compongono pezzi storici, da Via con me di Conte a Mio fratello che guardi il mondo di Fossati, dalle gucciniane Noi non ci saremo e il Vecchio e il bambino, per arrivare a De André cui sono riservati sei pezzi, (La canzone dell’amore perduto, A dumenega, Sidun, Preghiera in gennaio, Se ti tagliassero a pezzetti e il Pescatore) e alla struggente Un giorno dopo l’altro di Luigi Tenco. Gli autori del disco sostengono di riproporre queste canzoni “con nostri arrangiamenti minimali in trio”; in realtà, data la maestria dei tre, a volte sembra di ascoltare inserti di un’orchestra… e spesso compare persino una voce lasciata di volta in volta agli strumenti: la batteria e il tappeto di colori musicali di Bandini, la chitarra e il bouzouki di Cordini, maestro nella tecnica del fingerpicking, il disegno sinuoso dei fiati, (oboe, clarinetto, flauto dolce, sax), di Arcari. E il suono si radica nella mente e nel corpo di chi ascolta perché da quelle canzoni emerge chiara la dimensione interiore e la sensibilità di tre grandissimi musicisti. Poi resta il mistero della musica di quelle melodie composte da pochi accordi in grado di commuoverci e di descrivere un’epoca intera. Forse è vero che certe canzoni nascono già con le parole anche se sono solo un grappolo di note.
Alfredo Franchini