Un’intervista tratta dalla rivista Movida Terre Camune
Giorgio Cordini, “valligiano” acquisito, al Teatro Giardino di Breno per un omaggio a De André
a cura di Luca Ducoli
Veneziano di nascita, ma da sempre bresciano, Giorgio Cordini è un musicista del quale è difficile elencare tutte le attività e collaborazioni musicali che partono dai primi anni ’70, anni in cui con Mauro Pagani, diede vita a vari progetti tra cui un’embrionale “Forneria Marconi”. La sua chitarra ha accompagnato negli anni tantissimi artisti, italiani e internazionali, ma tra tutti i suoi sodalizi musicali, il più noto è certamente quello con Fabrizio De André, iniziato nel ’91 con il tour de “Le nuvole” e le successive tappe teatrali, fino all’ultimo tour del cantautore genovese nel ’98. Tra le tante sue creature musicali c’è il gruppo “Mille Anni Ancora” fondato con Ellade Bandini, che nasce dall’idea di riproporre con la massima fedeltà il repertorio delle ultime tournée di De André, fra cui anche l’ultimo concerto che il cantautore genovese portò nei teatri italiani nel ’98. Presentato per la prima volta nel marzo 2010 a Provaglio d’Iseo con “Il concerto del Brancaccio” che ripete la stessa scaletta degli ultimi concerti di Fabrizio, ha riscosso negli anni grandissimi consensi da parte del pubblico, alternando nella formazione (che comprende fiati, corde e percussioni) musicisti sempre di altissimo livello. Il 3 marzo 2023, nell’anno dell’ottantatreesimo compleanno di “Faber“, Giorgio Cordini e i “Mille Anni Ancora” saliranno sul palco del Teatro Giardino di Breno per un concerto evento, che non sarà solo commemorativo.
Giorgio, il 3 marzo ritorni in Vallecamonica per una serata che si preannuncia densa di “sentimento”. Vuoi parlarci di questo concerto?
Si tratta di un ricordo che io e altri amici musicisti che con me hanno suonato a lungo assieme a Fabrizio nell’ultimo periodo della sua vita, non ci annoiamo mai di portare in giro per l’Italia, ormai da tanti anni. Anzi personalmente mi accorgo che ogni volta che eseguo per l’ennesima volta un suo brano, trovo nuovi stimoli, nuove emozioni, sia da un punto di vista musicale che da quello letterario, nuove scoperte, dettagli che mi erano sfuggiti. E così non viene mai meno l’entusiasmo, la passione e la profonda convinzione nel riproporre messaggi che, ideati decine di anni or sono, sono ancora attuali e importanti per un pubblico che travalica diverse generazioni. Siamo in dieci sul palco: io e altri tre, Bandini, Arcari e la De Luca eravamo con lui negli ultimi tour; altri sei sono musicisti straordinari che in più da noi hanno appreso quei piccoli segreti che messi in atto nel rifare e canzoni di Fabrizio, fanno sembrare i nostri suoni proprio gli stessi dei concerti portati in giro per l’Italia negli anni ’90: “Le Nuvole”, “Il tour teatrale 92-93”, “Anime salve”, “Mi innamoravo di tutto”.
Da sempre sei un sostenitore di eventi pacifici. Anche in questo caso la musica si sposerà ad una buona iniziativa?
Come è noto il concerto si propone di raccogliere dei fondi per la gestione della scuola parentale di Bienno che va sotto l’egida di SELVA, la comunità della Valle Camonica composta da genitori e educatori che hanno lo scopo di impartire un’istruzione secondo i principi dell’educazione libertaria. Fra l’altro Fabrizio De André è sempre stato un paladino del pensiero libertario e quindi il concerto che proponiamo mi sembra ideale per supportare una causa di questo genere.
Una chicca dai… hai da raccontare ai nostri lettori qualche simpatico aneddoto o curiosità della tua lunga esperienza musicale con De André?
A proposito ho scritto perfino un libro “I miei otto anni con Fabrizio De André”, che raccoglie molti episodi che riguardano la mia esperienza al suo fianco. Ma fra i tanti aneddoti che potrei raccontare mi viene in mente quello della canzone di Marinella. Eravamo allo stadio di Lecce nel 1991, di fronte a circa ventimila persone. Dopo il concerto, come sempre applauditissimo, Fabrizio mi chiamò per dirmi che nella seconda strofa della canzone di Marinella avevo sbagliato un intervento con la chitarra. Contrariato sostenni che non mi sembrava, ma lui disse che l’indomani durante il sound-check avremmo provato la canzone di Marinella… Chiesi a un altro musicista se aveva notato l’errore, ma anche lui non se n’era assolutamente accorto. Andai dal fonico, che pure non aveva notato nulla e ascoltammo la registrazione del concerto: Fabrizio aveva ragione! Proprio in quel punto che lui aveva individuato, avevo spostato di un quarto una frase musicale. Andai subito a dirgli che avevo capito e lui disse che allora la prova dell’indomani non sarebbe stata necessaria. Mi rimase per sempre impressa questa sua incredibile capacità di tenere l’attenzione su qualsiasi cosa avvenisse sul palco, e tutto mentre era concentrato a cantare e a suonare la sua chitarra. Naturalmente mi aveva dimostrato anche tutta la sua comprensione e il suo senso di umanità.
Da Provaglio d’Iseo (dove sei stato direttore dell’Acoustic Franciacorta) a Schilpario… Pare che ti piacciano queste zone! Che rapporto hai con le nostre valli?
Da circa sei anni abito a Barzesto, una piccola frazione di Schilpario in val di Scalve. Per caso nel ‘94 suonai con Massimo Bubola a Colere, uno dei paesi della valle di Scalve. Rimasi incantato dalla bellezza di questi paesaggi e di questi boschi e scoprii tra l’altro che la mamma di mia moglie Luisa era nata a Vilmaggiore, proprio da queste parti. Da allora cominciai a frequentare questa piccola valle, scoprendo anno dopo anno le passeggiate, i panorami, gli scorci, i sentieri. Quando, con mia moglie, decisi di cambiare casa e stile di vita, non ebbi alcun dubbio e scelsi di venire ad abitare in questo territorio. Da allora vivo qui serenamente, ho legato con chi vi risiede da sempre e non credo che mi sposterò più da questo magnifico posto!Da circa sei anni abito a Barzesto, una piccola frazione di Schilpario in val di Scalve. Per caso nel ‘94 suonai con Massimo Bubola a Colere, uno dei paesi della valle di Scalve. Rimasi incantato dalla bellezza di questi paesaggi e di questi boschi e scoprii tra l’altro che la mamma di mia moglie Luisa era nata a Vilmaggiore, proprio da queste parti. Da allora cominciai a frequentare questa piccola valle, scoprendo anno dopo anno le passeggiate, i panorami, gli scorci, i sentieri. Quando, con mia moglie, decisi di cambiare casa e stile di vita, non ebbi alcun dubbio e scelsi di venire ad abitare in questo territorio. Da allora vivo qui serenamente, ho legato con chi vi risiede da sempre e non credo che mi sposterò più da questo magnifico posto!